Pubblicato nel Novembre 1989
LA RIGENERAZIONE PARODONTALE GUIDATA CON MEMBRANA AMNIOTICA E COLLA DI FIBRINA
GUSTAVO PETTI
Medico Chirurgo Specialista in Odontoiatria - Parodontologo di Cagliari, P.zza Repubblica 4,
tel 070 498159
web site www.gustavopetti.it
All'esterno di questo sottile strato connettivale le fibre collagene mostrano chiaramente un orientamento ortogonale alla superficie radicolare. Nella figura 29 la colorazione con picro-sirius-ematossilina permette di riconoscere all'interfaccia fra le fibrille collagene e il cemento un sottile strato di materiale amorfo, che rappresenta l'iniziale strato di deposizione del neo-cemento. Si noti, tuttavia, come questo strato di materiale amorfo si estenda apicalmente solo per breve tratto, e come la sua mancanza si accompagni a quadri di completo distacco del connettivo periradicolare dalla superficie del cemento (si confronti la figura 27). Si può dedurre che il processo di neo-cementogenesi, e quindi di formazione del legamento parodontale, non stia avvenendo uniformemente lungo tutta l'estensione della superficie radicolare, ma con progressione in senso corono-apicale. Una conferma a questa ipotesi viene dall'osservazione che l'epitelio gengivale ha un attacco corto, verosimilmente perchè in sede coronale si erano create le premesse biologiche (la membrana amniotica come barriera alla migrazione apicale dell'attacco epiteliale) per un rapido attacco connettivale, mentre un'analoga condizione tissutale non esisteva apicalmente. Nella figura 30 si può osservare un altro settore coronale della radice, dove ancora si rileva un quadro di formazione di neo-cemento e, esternamente a esso, fibre connettivali che si dirigono nel connettivo fibroso gengivale. Lo spessore del.cemento in questa zona è maggiore, evidentemente per una migliore condizione di trofismo. Nelle figure 31-33 si osservano i settori apicali della neo-tasca: è ben evidente il gradino che segna il confine tra la superficie di cemento asportato chirurgicamente col curettaggio radicolare e la sottostante superficie apicale ancora provvista del proprio cemento. In questi settori si osservano granuli di Interpore 200, identificabili come spazi bianchi fra loro comunicanti, contornati da connettivo fibroso. Solo i granuli più profondi appaiono circondati inferiormente da osso neo-formato. Questi settori apicali non mostrano integrazione del connettivo parodontale alla superficie radicolare che è invece visibile a livello coronale. Si può osservare infatti come, sebbene nuovo connettivo si sia formato anche alla superficie incavata della radice (figura 31), esso appaia da questa artificialmente distaccato. Il distacco può essere avvenuto nel corso della fissazione o nelle successive fasi di disidratazione e inclusione. In ogni caso questo nuovo connettivo appare artificialmente distaccato, presumibilmente per la mancata deposizione di neo-cemento.
Fig. 29 La colorazione specifica permette di evidenziare un sottile strato di materia le amorfo all'interfaccia tra cemento e neo-connettivo gengivale, che a tratti appare dissociato in fascetti di fibre (colorazione picro-sirius-ematossilina).
Fig. 30 L'osservazione a luce polarizzata permette di definire meglio, partendo dalla radice e procedendo verso l'esterno, lo strato di cemento con la caratteristica disposizione delle fibre a fasci paralleli e ortogonali alla superficie radicolare, lo strato intermedio di tessuto amorfo e infine la disposizione a fibre intrecciate del connettivo sottoepiteliale (picro-sirius-emtossilina).
Fig. 3l Regione apicale: al centro della foto si nota il gradino che segna il punto più profondo raggiunto con il curettaggio radicolare; il connettivo parodontale appare nettamente distaccato dalla dentina e non sono presenti segni di formazione di neo-cemento. In basso a destra si osservano le cavità lasciate dall'osteoriproduttore (Interpore 200) dopo il trattamento di decalcificazione (Azan-Mallory).

Fig. 32 Il maggior ingrandimento evidenzia il gradino dove termina il cemento apicale e la mancanza di materiale amorfo fra cemento e connettivo parodontale. In bianco i segni della presenza dell'osteoinduttore (picro-sirius-ematossilina).

Fig. 33 Il preparato precedente osservato a luce polarizzata conferma la mancanza di cemento neoformato fra connettivo parodontale e cemento (picro-sinus-ematossilina).
Conclusioni
Per il futuro appare necessaria una verifica di queste condizioni sperimentali, migliorando anche il protocollo. I quadri istologici presentati indicano tuttavia che in questi settori esistono i presupposti per una restitutio ad integrum del tessuto parodontale periradicolare, e che inoltre il processo biologico di un nuovo attacco (new attachment) si è sviluppato più precocemente a livello coronale che apicale. Ciò si giustifica sia per la presenza della membrana amniotica, che ha verosimilmente ritardato la migrazione apicale dell'epitelio favorendo la formazione di un attacco corto e ha fornito materiale trofico al connettivo profondo, sia perchè in sede apicale la rigenerazione tissutale e vaseolare sono state probabilmente ritardate dall'osteoinduttore - riproduttore. Pur rinviando considerazioni più precise a una seria verifica, è indubbio ch con questa tecnica si possono creare le condizioni per avere un attacco epiteliale corto, una formazione di neo-cemento, un nuovo legamento parodontale e neo-formazione ossea intorno e dentro ai canalicoli dell'Interpore 200, ottenendo dunque il new attachment.
Fig. 34 Sezione istologica del dente di controllo, in cui e stato indotto,il difetto osseo ma non è stata attuata nessuna terapia: non ci sono attacco corto, neoformazione di cemento, neoapposizione ossea, nè organizzazione di fibre connettivali intimamemte con la radice.
L'autore ringrazia per gli accertamenti istologici il dottor Stefano Guizzardi della II Cattedra dell'Istituto di Anatomia Umana Normale dell'Università di Bologna (Direttore professor Ruggeri); per la collaborazione chirurgica veterinaria i professori dell'Università di Sassari Maurizio Del Bue, Direttore dell'Istituto di Patologia Speciale e Clinica Chirurgica Veterinaria, e Valentino Petruzzi, professore associato di Clinica Chirurgica Veterinaria; per la collaborazione agli interventi sperimentali il dottor Alessandro Zara, odontoiatra libero professionista di Sassari.
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